Il Green Deal e la corsa alle materie prime critiche

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Quale futuro per un'economia "sostenibile" ?

Qui di seguito proponiamo un'analisi critica del documento "Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore
sicurezza e sostenibilità
" pubblicato nel 2020 dalla Commissione Europea in materia di approvigionamento strategico delle materie prime critiche.

La posizione dell'Europa, in tema di accesso alle risorse, è tutta una  questione di sicurezza strategica per l'approvigionamento di quelle materie prime fondamentali per la transizione dell'industria europea verso la neutralità climatica. L'autonomia strategica dell'UE punta ad un accesso diversificato ai mercati globali delle materie prime e a ridurre le dipendenze esterne. E' necessario affrontare inoltre il problema di fondo del rapido aumento della domanda di risorse globali riducendo e riutilizzando i materiali prima di riciclarli.

L'enorme esigenza di risorse (energia, prodotti alimentari e materie prime) sta esercitando una pressione estrema sul pianeta e causa la metà delle emissioni di gas a effetto serra e oltre il 90 % della perdita di biodiversità e dello stress idrico.

Come se ciò non bastasse, la crisi COVID-19 ha fatto emergere che le catene di approvvigionamento globali possono subire gravi perturbazioni molto rapidamente, ragione per cui è necessario puntare alla resilienza attraverso un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. La crisi COVID-19 sta inducendo molte parti del mondo a guardare con occhio critico al modo in cui organizzano le catene di approvvigionamento, in particolare quando le fonti di approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti intermedi sono altamente concentrate e, pertanto, corrono un rischio più elevato di interruzione dell'approvvigionamento.

Quali sono le materie prime critiche per l'Europa e quali le sfide per un approvvigionamento?

Al 2020 sono ben 30 le materie prime critiche: un numero sempre maggiore anno dopo anno: 14 del 2011, 20 del 2014 e 27 del 2017.

L'approvvigionamento di molte materie prime critiche è altamente concentrato. Ad esempio, la Cina fornisce all'UE il 98 % delle terre rare (REE), la Turchia fornisce all'UE il 98 % del borato e il Sud Africa soddisfa il 71 % del fabbisogno di platino dell'UE e fornisce una percentuale persino maggiore di metalli del gruppo del platino come iridio, rodio e rutenio. L'UE si avvale di singole imprese dell'UE per la sua fornitura di afnio e stronzio.

                                                   Principali paesi fornitori di materie prime critiche all'UE

Quali sono gli scenari relativi all'approvvigionamento, alla domanda e all'utilizzo delle materie prime in settori strategici?

La prima previsione ha a che vedere con le batterie dei veicoli elettrici e lo stoccaggio dell'energia l'UE che avrebbe bisogno, rispetto all'attuale approvvigionamento della sua intera economia, di una quantità elevatissima al 2030 e al 2050 dei seguenti metalli:

>> litio fino a 18 volte superiore nel 2030, 60 volte nel 2050.

>> cobalto fino a 5 volte superiore nel 2030 e 15 volte superiore nel 2050.

Se non affrontato, questo aumento della domanda potrebbe causare problemi di approvvigionamento.

Il secondo scenario prevede che la domanda di terre rare utilizzate nei magneti permanenti, ad esempio per i veicoli elettrici, le tecnologie digitali o i generatori eolici, potrebbe decuplicare (x10) entro il 2050.

La Banca mondiale prevede che la domanda di metalli e minerali aumenterà rapidamente con l'ambizione in materia di clima. L'esempio più significativo è rappresentato dagli accumulatori elettrici, per i quali la domanda di metalli pertinenti come alluminio, cobalto, ferro, piombo, litio, manganese e nichel aumenterebbe di più del 1000 per cento entro il 2050 in uno scenario di aumento della temperatura di 2°C rispetto a uno scenario di status quo. Per la maggior parte dei metalli, l'UE dipende dalle importazioni per una percentuale compresa tra il 75 % e il 100 %.

Se non si tiene conto delle implicazioni, in termini di risorse, delle tecnologie a basse emissioni di carbonio, vi è il rischio che il trasferimento dell'onere della diminuzione delle emissioni ad altre parti della catena economica possa generare nuovi problemi ambientali e sociali, come l'inquinamento causato da metalli pesanti, la distruzione degli habitat o l'esaurimento delle risorse.

Cina, Stati Uniti, Giappone e altri paesi stanno già lavorando  per garantire gli approvvigionamenti futuri, diversificare le fonti di approvvigionamento attraverso partenariati con paesi ricchi di risorse e sviluppare le loro catene del valore nazionali basate sulle materie prime.

Il piano d'azione dell'UE per le materie prime critiche dovrebbe includere le seguenti azioni:
- sviluppare catene del valore resilienti per gli ecosistemi industriali dell'UE;
- ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche primarie mediante l'uso circolare delle risorse, i prodotti sostenibili e l'innovazione;
- rafforzare l'approvvigionamento e la trasformazione nazionali sostenibili e responsabili delle materie prime nell'Unione europea; e
- diversificare le forniture con l'approvvigionamento sostenibile e responsabile da parte di paesi terzi, rafforzando il commercio aperto basato su regole ed eliminando le distorsioni del commercio internazionale.

Quali sono le future catene del valore per le industrie europee?

Le carenze nella capacità dell'UE in materia di estrazione, trasformazione, riciclo, raffinazione e separazione (ad esempio, per il litio o le terre rare) rispecchiano una mancanza di resilienza e un'elevata dipendenza dall'approvvigionamento da altre parti del mondo. Alcuni materiali estratti in Europa (come il litio) sono attualmente trasformati al di fuori dell'Europa. Le tecnologie, le capacità e le competenze nella raffinazione e nella metallurgia rappresentano un anello fondamentale nella catena del valore.

La mobilitazione di investimenti pubblici e privati su vasta scala attraverso la European Battery Alliance punta a ottenere un 80 % della domanda di litio da fonti europee entro il 2025.

Il piano d'azione per l'economia circolare del Green Deal europeo mira a dissociare la crescita dall'uso delle risorse attraverso la progettazione sostenibile dei prodotti e la mobilitazione del potenziale delle materie prime secondarie. La circolarità e il riciclo delle materie prime da tecnologie a basse emissioni di carbonio sono parti integranti della transizione verso un'economia climaticamente neutra.

Il processo di conversione energetica delle economie europee e mondiali non si potrà fermare. Aumenteranno i progetti estrattivi in molti territori Europei con pressioni ingenti sugli ecosistemi e sull'assetto socio-economico. Le modalità con cui si sceglierà di agire, in tali progetti estrattivi, potranno in parte fare la differenza nel contenere i danni.

L'UE è all'avanguardia nel settore dell'economia circolare e ha già incrementato l'uso delle materie prime secondarie. Ad esempio, oltre il 50 % di alcuni metalli come il ferro, lo zinco o il platino viene riciclato e copre oltre il 25 % del consumo dell'UE. Tuttavia nel caso di altre materie prime, soprattutto quelle impiegate nelle tecnologie per le energie rinnovabili o in applicazioni altamente tecnologiche, come le terre rare, il gallio o l'indio, la produzione secondaria rappresenta soltanto un contributo marginale. Si tratta di un'enorme perdita di valore potenziale per l'economia dell'UE e di una fonte di stress evitabile per l'ambiente e il clima.

Una maggiore ricerca in materia di ritrattamento dei rifiuti contribuirà a evitare che materiali preziosi finiscano nelle discariche. Quantità significative di risorse lasciano l'Europa sotto forma di rifiuti e scarti, potenzialmente riciclabili in materie prime secondarie. Anche le industrie estrattive e di trasformazione devono diventare più verdi riducendo l'impronta sul pianeta, comprese le emissioni di gas a effetto serra.

L'Europa ha una lunga tradizione di attività estrattive e minerarie, ma è meno efficace nello sviluppo di progetti volti all'approvvigionamento di materie prime critiche, per mancanza di investimenti a favore dell'esplorazione e dell'estrazione mineraria, procedure di autorizzazione nazionali diverse e lunghe o bassi livelli di accettazione del pubblico. E' preoccupante sapere che, per ovviare a questi intoppi che frenerebbero il via all'estrazione minerarie in Europa, la Commissione sta attualmente lavorando, nell'ambito dell'agenda "Legiferare meglio",con i principali portatori di interessi per individuare gli ostacoli ai grandi progetti infrastrutturali al fine di accelerare e agevolare le procedure negli Stati membri, come sottolineato nelle conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio 2020.

Si parla di nuovi posti di lavoro da una parte ma contemporaneamente di parla di un settore estrattivo che punterà all'automazione. Quindi non pare esserci molta logica e congruità.

L'UE e i paesi di rifornimento di materie prime

Nella figura qui di seguito si può osservare una netta predominanza di depositi minerari nelle regioni scandinave, Francia, Spagna, Portogallo, Austria e Slovenia. Sulla base di questa mappa, è facile immaginare a come verranno stravolti questi territor, nei prossimi anni, da migliaia di progetti estrattivi.

        

                                                                    Depositi di materie prime critiche nell'UE-27 (2020)

A causa dei limiti geologici dell'UE, la domanda futura di materie prime critiche continuerà a essere ampiamente soddisfatta dalle importazioni anche a medio e lungo termine. L'Ue prevede quindi nuovi partenariati con altri Paesi: Canada, Australia, Cina oltre all'America Latina e all'Africa.

Una maggiore collaborazione con i partner strategici di Peasi con bassi standard di governance non solo presenta un rischio per la sicurezza dell'approvvigionamento, ma può anche aggravare problemi ambientali e sociali come il lavoro minorile. Anche i conflitti derivanti o aggravati dall'accesso alle risorse rappresentano una fonte ricorrente di tensione internazionale.

Solo un cambio radicalmente trasformativo dell'economia mondiale, che sia basato sul post-estrattivismo, può realmente rappresentare l'unica soluzione davvero sostenibile.

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