Citizen science ai piedi del Monte Bianco: aggiornamenti dal ghiacciaio Prè de Bar

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Siamo arrivati a metà del percorso di monitoraggio previsto per l’estate: un buon momento per fare il punto e condividere qualche riflessione dal campo. I “trekking scientifici” verso il ghiacciaio Pré de Bar, in Val Ferret, ai piedi delle maestose pareti del Monte Bianco e delle Grandes Jorasses, fanno parte del progetto Glacier Voices for Climate Action, che stiamo portando avanti insieme alla sezione valdostana del Club Alpino Italiano. L’obiettivo? Unire il rigore della ricerca scientifica alla partecipazione attiva dei cittadini, per osservare da vicino e comprendere insieme le trasformazioni in atto nel cuore della montagna.

Il contesto

Il riscaldamento globale, causato dalle emissioni di gas serra, sta colpendo duramente la criosfera, con impatti evidenti sulla fusione dei ghiacci. I ghiacciai alpini hanno già perso circa il 30% della loro superficie in appena 30 anni, e tra il 2022 e il 2023 si è registrata una perdita del 10% del volume residuo. Entro il 2050, si stima che i ghiacciai europei perderanno quasi la metà del loro volume. Questo declino ha gravi conseguenze per tutti gli esseri viventi che dipendono dai ghiacciai.

Il progetto

"Glacier Voices for Climate Action" è un’iniziativa che unisce scienza e narrazione per sensibilizzare sul cambiamento climatico, coinvolgendo cittadini e turisti nel monitoraggio dell’acqua di fusione del ghiacciaio Pré de Bar. Oltre alla raccolta di dati scientifici, i partecipanti racconteranno le trasformazioni del paesaggio, intrecciando osservazioni e vissuti personali. I risultati saranno presentati in un evento pubblico per stimolare consapevolezza e azione concreta sul ritiro dei ghiacciai. Maggiori informazioni sul progetto nel suo complesso si possono trovare qui: https://www.source-international.org/gvclima

Le prime uscite 

Le prime due uscite previste per quest’estate, che abbiamo svolto a giugno e a luglio, sono state molto partecipate e ci hanno permesso di raccogliere dati di grande interesse in tre punti lungo il percorso che parte da Arpnouva e che arriva ai piedi del fronte del ghiacciaio. 

Grazie alla sonda multiparametrica abbiamo misurato la temperatura, il pH, la conducibilità elettrica e l’ossigeno disciolto nelle acque di fusione, e utilizzando l’apposito tubo abbiamo invece misurato la torbidità. I dati raccolti ci hanno permesso di farci delle domande e cercare insieme delle risposte circa la loro intepretazione, e la variazione dei valori nello spazio (andando verso il ghiacciaio) e nel tempo (tra le diverse uscite) ha fornito diversi spunti di riflessioni al gruppo e ci ha aiutati a interpretare il territorio intorno a noi. 

Le domande, ma soprattutto le risposte, che stanno emergendo nel corso delle uscite, verranno poi raccontate alla cittadinanza nel corso di un evento pubblico previsto per l’autunno (maggiori informazioni verranno diffuse su questi canali a tempo debito).

L’impatto emotivo del cambiamento climatico

Oltre ai dati chimico-fisici, abbiamo scelto di dare spazio alla rilevazione di quelli che abbiamo definito “dati emotivi”, relativi alla percezione del cambiamento climatico e dei suoi impatti, sul territorio montano e non, e delle sue cause.

Il cambiamento climatico non colpisce solo i sistemi naturali, ma ha effetti profondi anche sul nostro mondo interiore. Studi sempre più numerosi mostrano come l’alterazione del clima e la perdita degli ecosistemi generino un senso crescente di preoccupazione, impotenza e dolore, in particolare tra le generazioni più giovani. Questo vissuto ha un nome: ecoansia. Si tratta di una risposta psicologica del tutto razionale e crescente alla crisi ambientale, che può manifestarsi con ansia, tristezza, rabbia, ma anche con un desiderio forte di attivarsi e di prendersi cura del mondo.

Per questo motivo, durante ogni uscita, invitiamo i partecipanti a rispondere a una breve serie di domande aperte che indagano la loro esperienza emotiva: cosa provano camminando verso il ghiacciaio? Che sentimenti emergono osservando le sue trasformazioni? Come vivono il rapporto tra ciò che vedono e le responsabilità individuali e collettive nei confronti del clima?

foto di Giorgio Pagani

Queste riflessioni, raccolte in forma anonima, stanno componendo un mosaico prezioso: ci aiutano a comprendere come le persone interiorizzano i cambiamenti ambientali e quale ruolo possano giocare le emozioni nell’elaborazione della crisi climatica. Il monitoraggio emotivo, integrato con i dati scientifici, ci permette così di costruire un racconto più completo e umano della realtà che stiamo vivendo e, forse, anche di trovare nuove motivazioni per agire insieme.

Proprio per questo motivo, abbiamo scelto di estendere il monitoraggio emotivo anche alle persone che non partecipano alle nostre uscite, ma a chiunque voglia condividere con noi la propria esperienza e visione. Il questionario online, aperto a tutti e tutte, si trova qui (in italiano).

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