La ripresa dell'energia nucleare

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La transizione energetica sarà una transizione atomica?

Dall'Italia alla Cina, dall'Argentina al Niger fino alla Groenlandia. Come i Paesi stanno affrontando il tema del nucleare.

Molti Ministri e Capi di Stato elogiano il nucleare, come la strategia da riprendere per percorrere la fase di transizione energetica che ci porterà verso un futuro a neutralità carbonica (fra 40 anni!), ma così facendo dimenticano e negano, a questo punto, i danni che questa tecnologia ha avuto, sta avendo e avrà su tutte le sfere: ambientale, sanitaria, sociale ed economica. L’energia nucleare da fissione rappresenta il peggior modo di sfruttamento dell’energia che sia mai stato concepito: inefficiente, costoso e pericoloso.

Nei prossimi anni si prevede che la domanda globale di uranio crescerà. Secondo la World Nuclear Association (WNA), in tutto il mondo sono in costruzione più di 50 reattori nucleari e anche gli impianti esistenti prevedono aumenti significativi della loro capacità produttiva. I cinque principali paesi produttori di uranio nel mondo sono Kazakistan, il Canada, l’Australia, la Namibia e il Niger.

Al momento la Cina sta esportando tecnologia nucleare e punta a estendere gli impianti nucleari sul proprio territorio come strategia principale per la promessa di neutralità carbonica entro il 2060. Nel frattempo in Groenlandia, il progetto di una miniera di terre rare e uranio è stato bocciato grazie alla vittoria del partito ecologista e indipendentista Inuit durante le elezioni parlamentari di qualche mese fa.

Una nuovo vento atomico spinge l'Argentina, che dispone di circa 55000 tonnellate di uranio, ad essere un sito altamente attrattivo per investimenti da parte di molte compagnie minerarie straniere, soprattutto canadesi, che hanno iniziato già a presentare progetti di estrazione in Patagonia, poichè ha le stesse caratteristiche geologiche della Namibia, uno dei 5 paesi più ricchi al mondo di uranio.

In Niger, a marzo, è stata chiusa una delle miniere di uranio più grandi al mondo. La miniera era di una multinazionale francese che ha estratto per circa 43 anni e ora lascia il territorio nigeriano in uno stato peggiore di prima, dove gli 800 ex-minatori, ora senza lavoro, vanno a ingrassare le file degli jadisti. La compagnia in 43 anni di attività sul territorio si è solo preoccupata di estrarre uranio per i propri bisogni interni (francesi) senza pensare a ripartire gli utili per migliorare la condizione delle comunità in cui tale miniera operava, creando un futuro e servizi a lungo termine che prevedessero un miglioramento della situazione globale. A loro solo distruzione e malattie, come sempre.

E in Italia il ministro Cingolani si scopre interessato alla fissione nucleare, oltre ad avere già prorogato i permessi per le trivellazioni in mare. Il ministro sostiene inoltre che “idrogeno verde e fusione nucleare” sono gli “obiettivi del futuro”. Gravi sono le affermazioni del Ministro quando parla di ritorno al nucleare come un "sogno" a cui dovremmo tendere.

Se da una parte, a guidare le scelte politiche nazionali vi persone che puntano sempre e di nuovo verso scelte insostenibili, dall'altra è necessario che la società civile informi i cittadini e che i cittadini stessi si armino interesse per i beni comuni per fronteggiare insiem questa deriva del ritorno all'energia nucleare.

Si parla di un ritorno all'atomo ma più green, moderno e meno impattante. Il problema della sostenibilità viene raggirato ma non affrontato. Si cercano soluzioni palliative e momentanee senza andare a demolire il sistema di produzione di energia e di beni alla radice.

Per capire quanto è impattante e scellerata l'idea della ripresa del nucleare bisogna partire innanzitutto col definire e comprendere quali sono gli impatti ambientali e sanitari legati all'estrazione dell'URANIO, che è il combustibile dell'energia nucleare.

A dosi non letali, la tossicità chimica dell'uranio può comunque produrre danni all'organismo. Una persona può esporsi all'uranio sia inalandone le polveri nell'aria che ingerendolo con il cibo e con l'acqua.  Se inalato in genere sotto forma di ossido (altamente solubile), l'uranio si discioglie nei liquidi delle mucose polmonari, ed entra rapidamente nel sangue. Nonostante gran parte dell'uranio assorbito venga espulso con le urine, la parte che non è eliminata si accumula nelle ossa e soprattutto Le conseguenze di questo accumulo producono effetti tipici dell'avvelenamento da metalli pesanti: dermatiti, gravi degenerazioni dei reni, necrosi delle arterie.

I danni da radiazione sono permanenti; l'uranio fissato nelle ossa e nei vari organi attraversati irraggia le cellule circostanti, con effetti particolarmente gravi sul midollo osseo. Inoltre le particelle inalate che non finiscono nel sangue possono restare nelle vie respiratorie per lungo tempo.

L'uranio non è assorbito attraverso la pelle particelle alfa che emette non sono in grado di penetrare la pelle, ciò rende l'uranio esterno al corpo molto meno pericoloso di quello inalato o ingerito.

Persone che vivono in aree vicine a miniere che ne lavorano i minerali possono essere esposte a livelli di radioattività più elevati per via della produzione di polveri sottili e gas radon che vengono trasportati dai venti nelle zone circostanti.

Per la stessa ragione, senza un'adeguata ventilazione i lavoratori delle miniere sono esposti ad un elevato rischio di contrarre il cancro o altre malattieestremamente gravi. Anche le acque usate dalle miniere per il trattamento del minerale possono diventare veicolo di contaminazione per le aree vicine.

Un caso emblematico, quello della comunità di Jadugoda in India, racchiude tutto ciò che un Ministro dell'Ambiente, prima di fare certe affermazioni dovrebbe sapere. Vi proponiamo qui, nel video seguente, una presentazione degli impatti delle miniere di uranio sulle comunità circostanti.

Gli italiani in due distinte occasioni, col refererendum del 1987 e del 2011 hanno detto NO AL NUCLEARE. Che altro serve ancora?

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